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Costa Concordia, notte tra il 16 ed il 17 settembre.

 

Benché tu sia così bianca,/questa sera,/alla luce dei fari che ti illuminano

con violenza,/benché tu sia così bianca,/nave dei sogni,/pure c’è un solco di fango che ti segna la fiancata,/laddove fosti ghermita dallo scoglio,

laddove venisti giù,/lenta,/senza pietà verso chi ti viveva indosso.

Senza pietà fu lo scoglio,/senza pietà e coscienza/ fu l’essere umano,

dimentico del suo dovere di capitano./Senza pietà fu l’errore,

che ti precipitò ad affogare,/a metà,/in quell’acqua nemica./Ma questa sera,

mentre uomini e funi ti traggon via/ da quella melma verde che ha coperto

il tuo fianco immacolato,/torni per qualche istante/al tuo candore perso,

a ricordare quanti ti videro solcare,/forte e sicura/il mare./Tu non avesti colpa,/coi tuoi oblò,/coi tappeti e le scale,/le piccole cabine/e le lucenti sale/piene di specchi./Non avesti colpa,/nel privare, quasi d’un tratto,

in momenti frenetici di panico,/della gioia, della vita, degli amori/chi si era immersa in te,/nel ventre tuo/nato a restare sopra il mare/non dentro il fango, invece,/ad annegare./Ma questa notte sei tornata bianca,/sotto i fari,

mentre lacci, argani ed umani,/ti tiran fuori/dalla melma nera,/sei destinata, domani, alla tua fine./Questa sera ti guardo/per un’ultima volta,/come se fossi quella/che più non sei/e il mio pensiero vola/a quei dispersi,/che non renderai./ Bianca Fasano

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